Il suo nome deriva da "franchae curtes" corti
franche, per identificare i possedimenti di quelle corti monastiche
cluniacensi esentate dal pagamento dei dazi commerciali di
trasporto dei loro prodotti agricoli per l'utilità
sociale del lavoro di dissodamento, bonifica e impianto di
vigneti.
Dalla serietà e dal rigore delle sue produzioni si
ottiene il Franciacorta DOCG, le nobili bollicine italiane
a Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Il Franciacorta
DOCG non deve essere chiamato "spumante". Il Decreto
del 1 Settembre 1995, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
n° 249 del 24 Ottobre, riconosce "la denominazione
di origine controllata e garantita Franciacorta" e vieta
espressamente - così recita il decreto - "di specificare
in etichetta il metodo di elaborazione (cioè metodo
classico o metodo tradizionale) e di utilizzare nella designazione
e presentazione il termine vino spumante".
Un solo termine geografico di origine contiene tutte
le caratteristiche di questo vino speciale: metodo,
tipologia e territorio.
Le uve del Franciacorta devono essere vendemmiate a mano
e pigiate con pressura soffice in torchi ampi. Il mosto
viene lasciato fermentare fino alla primavera, quando si realizza
la cuveè mescolanza di vini Franciacorta, scelti dopo
attente degustazioni, per ottenere le caratteristiche volute.
La cuveè, filtrata e arricchita di sciroppo
zuccherino e liviti attivi, viene messa in bottiglia chiusa
da tappo metallico, dove fermenta per circa tre anni.
Al termine le bottiglie passano sulle pupitres, dove
per tre mesi sono ruotate (remuage) e inclinate. Infine, si
provvede alla sboccatura, che elimina i lieviti esauriti e
al rabbocco con vino (per il pas dosè) o con lo sciroppo
di dosaggio finale più o meno zuccherato (per i vari
brut e il demisec).
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